di Toni Sirena
Un lavoro di equipe L’edificio è certificato secondo i parametri della Provincia di Bolzano.
Grazie all'abbattimento dei consumi
BELLUNO. Nasce la prima casa-clima a Belluno. La costruzione è ormai quasi completata a Mier, in via San Gervasio. E’ una palazzina di sette appartamenti di diverse metrature. E’ nata da un’idea di equipe dell’architetto Pierre Baiocco, progettista e direttore lavori, dei periti industriali Remigio Case, che ha seguito la certificazione, e Luca Vedana per i materiali e la valutazione economica, infine di Franco De Col che ha coinvolto gli artigiani di Unione e Appia attorno a questa nuova idea. L’impresa, Clara Costruzioni, viene dalla Val Badia. Non a caso, perché la provincia di Bolzano è all’avanguardia in fatto di casa-clima, con tanto di incentivazioni, oltre che di sensibilità del pubblico e delle imprese verso queste nuove costruzioni che consentono un fortissimo risparmio dei consumi energetici. A Belluno siamo ancora agli inizi. La casa-clima di Mier, certificata dall’Agenzia Casa-clima di Bolzano (l’unica per ora in Italia a rilasciarla), è il pioniere che apre la strada anche per il resto della provincia. «A conti fatti», spiega l’architetto Baiocco, «l’intero edificio è costato solo 28 mila euro in più di una casa tradizionale. Il che vuol dire che in media ciascuno dei sette appartamenti costa 4000 euro in più. Ma consente un risparmio nei consumi energetici tale che si ripaga in 6-8 anni. Dopo, è tutto guadagno».
Bellunese, laureato a Venezia, Pierre Baiocco ha lavorato a Parma con Guido Canali che ha firmato il nuovo edificio della Smeg (premiato come miglior edificio dell’anno) e il restauro di Santa Maria della Scala a Siena. Ritornato tra le sue montagne, Baiocco ha aperto da tre mesi uno studio in via Mezzaterra. All’idea della casa-clima ci crede e ci scommette. Spiegano Case e Vedana che «è costruita in modo da ridurre fortemente la dispersione termica e di conseguenza il consumo per il riscaldamento. Per ottenere la certificazione (che classifica l’edificio in base a una tabella di efficienza energetica) non è previsto, in partenza, l’utilizzo di determinati combustibili: l’importante è ottenere un alto coefficiente di risparmio. La casa-clima di Mier, in categoria B, consuma un terzo rispetto agli edifici tradizionali». In questo caso «va» a gas metano. Ma potrebbe «andare» anche con una centralina a biomasse, usando legno o pellets. «E nel caso dei pellets», spiega Baiocco, «il risparmio risulterebbe del 20-30% superiore a quello dello stesso metano». «Abbiamo applicato gli stessi parametri previsti da Bolzano e calibrati sulle loro esigenze», aggiunge Remigio Case, «ma abbiamo cercato nel contempo di dare una nostra impronta, adeguata alle nostre esigenze». In tempi di effetto serra e inquinamento atmosferico, risparmiare energia e ridurre le emissioni è fondamentale. Non solo «eticamente corretto», ma anche conveniente, e in un futuro ormai vicino (si parla del prossimo anno) obbligatorio per legge. La certificazione energetica è già prevista da una direttiva europea ed è stata recepita dal governo italiano. «Siamo in una fase transitoria», spiega Case, «che prevede per ora un semplice attestato di certificazione.
La nostra casa clima invece è certificata secondo tutti i crismi». «Il problema per quanto riguarda le biomasse», dice ancora Baiocco, «è un altro: è difficile scalfire abitudini consolidate. I bellunesi, per esempio, non vedono di buon occhio gli impianti di riscaldamento centralizzati, come è il caso di una centralina a biomasse, anche se ci sarebbe poi un sistema di controllo sui consumi dei singoli appartamenti». Ma già con gasolio o metano le case-clima abbattono drasticamente i consumi: il consumo è di 1,8 litri di gasolio a metro quadrato all’anno, contro i 7 litri di una casa tradizionale. Per il metano il conto dà la cifra finale di 1,8 metri cubi a metro quadro all’anno. Non è l’unico risparmio, perché ci sono anche le agevolazioni fiscali (anche se per ora solo per il restauro: per il nuovo lo sconto è solo per i pannelli solari e fotovoltaici) che arrivano al 55% (anziché il 36%) in tre anni. Attenzione però a non confondere la casa-clima con la casa passiva. Quest’ultima è ancora più «risparmiosa», e dunque sta in una classificazione più «alta». Si tratta in pratica di un edificio autosufficiente grazie a isolamenti, sistemi di controllo dell’aria, pannelli fotovoltaici. Però ha finestre fisse (non si possono aprire) e costa il 40% in più rispetto a una casa tradizionale. Ma si sta velocemente diffondendo a partire dall’Austria dove la sensibilità ambientale è molto più radicata.
«Per una casa-clima», spiega Baiocco, «occorre partire da un progetto base che tenga conto, come sempre, dell’esposizione dell’edificio, delle caratteristiche del terreno, del vento, del clima. Su queste basi si può poi ragionare sulla scelta dei materiali, diversi in base alle condizioni climatiche». L’impianto termico va studiato per esempio in base al tipo di caldaia e al combustibile da riscaldamento. Nella casa-clima di Mier, la dispersione è stata ridotta anche utilizzando materiali e soluzioni innovative per i ponti termici, cioè quelle parti della struttura in cemento armato (obbligatorie in zona sismica) dove di solito non c’è isolamento (come le terrazze): è stata usata una tecnica nuova che prevede elementi isolanti diversi a contatto col cordolo, in modo da eliminare la dispersione. Ma al di là dei particolari tecnici, resta il dato positivo del forte risparmio che viene non solo dai minori consumi energetici, ma anche dalla minore necessità di manutenzioni anche grazie all’uso di nuovi materiali riciclabili.